Si definisce idrocele un versamento patologico di liquido sieroso nel testicolo, o più precisamente nello spazio esistente tra i due foglietti della tonaca di rivestimento del testicolo: la tonaca vaginale.
È una patologia frequente e può essere espressione di un’altra malattia primaria a carico del testicolo (tubercolosi, sifilide, tumore). In tal caso va considerata come sintomo e complicazione della stessa (può essere cioè un idrocele secondario). In alcuni casi l’idrocele può essere una complicanza di un intervento di varicocelectomia.
Più di frequente insorge senza causa apparente e in assenza di lesioni della vaginale del testicolo, in individui che godono per il resto di buona salute (idrocele idiopatico).
Esiste anche un idrocele congenito, dovuto ad anomalie di discesa del testicolo che si associa spesso alla presenza di un’ernia inguinale. Il versamento sieroso distende progressivamente la cavità vaginale e può arrivare a volumi notevoli, anche di 500 ml, giungendo talvolta a ostacolare la minzione e il coito.
In genere l’idrocele secondario insorge acutamente, mentre la forma idiopatica ha decorso cronico, sviluppandosi lentamente a carico di un emiscroto, come tumefazione indolente, di vario volume (fino a 10-15 cm di diametro), ricoperta da cute normale, che appare tesa se l’ingrossamento è di notevole entità.
Il processo non guarisce spontaneamente, anzi tende progressivamente ad aumentare; infatti il liquido, se estratto con puntura evacuativa, si riforma: tale manovra è utile per la diagnosi tramite l’esame della composizione del versamento, ma sotto l’aspetto terapeutico è solo un palliativo.
Il trattamento consiste, per l’idrocele secondario, nella
cura della malattia di base; per l’idrocele idiopatico e per quello congenito,
nell’intervento chirurgico.
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